Giovedi 28 alle 21 , in collaborazione con il CAI Cesare Battisti nella sede di Via San Nazaro 15 , appuntamento dedicato agli amanti della montagna ma anche dei mitici anni Sessanta , culla e incubatrice di movimenti che hanno costituito, e tuttora costituiscono, un punto di riferimento per un’intera generazione.
Presenteremo infatti “Gary Hemming, il ribelle delle cime” (Alpine Studio) alla presenza dell’ autrice Mirella Tenderini, scrittrice, storica ed appassionata di montagna e di alpinismo.
«All’inizio degli anni Sessanta gli orizzonti dell’alpinismo si erano già estesi oltre le Alpi e oltre le tradizioni seguite fino ad allora, ma benché diversi europei avessero scalato montagne in tutto il mondo, c’era voluto l’arrivo in Europa di alpinisti americani con nuove tecnologie e una nuova filosofia dell’arrampicata perché si incominciassero a prendere in considerazione modi diversi di praticare le scalate ma soprattutto di pensare l’alpinismo.Negli anni Ottanta si parlava ancora di quegli americani, di uno soprattutto, apparso e subito scomparso come una cometa pochi anni dopo le cronache che lo avevano reso famoso. Morto misteriosamente sui bordi di un lago remoto, ai piedi di montagne sconosciute. Ma chi era Gary Hemming?»
Di lui si sapeva davvero poco. Era comparso sulla scena alpinistica europea negli anni Sessanta con altri fortissimi arrampicatori americani – John Harlin, Royal Robbins, Tom Frost – imponendosi con vie innovatrici nel massiccio del Monte Bianco come la Diretta degli Americani al Dru e la Classica Americana sulla sud del Fou. La sua popolarità era poi salita alle stelle nel 1966 a seguito di un rocambolesco soccorso sulla parete nord del Dru che aveva tenuto per parecchi giorni con il fiato sospeso tutta la Francia. La copertina di un numero di “Paris Match” quasi interamente dedicato a quell’evento consacrò il suo mito che Gary stesso rafforzò sottraendosi al pubblico e lasciandosi avvolgere da un mistero che finì col creargli attorno leggende inestricabili dalla sua avventurosissima vita…