Da tempo ci farebbe piacere avere con noi lo scrittore e giornalista Stefano Malatesta, e non disperiamo……….
Nel frattempo, siamo lieti di riprodurre questa intervista apparsa nel sito del Festival della letteratura di Viaggio, del quale Malatesta è presidente del Comitato Scientifico , e la cui seconda edizione si terra’ dal 24 al 27 settembre a Roma .
Da sempre con i suoi scritti ha onorato il mondo dei viaggi, interessandosi alle storie, alle persone, ai luoghi. Di lui ha scritto Giorgio Montefoschi: «Malatesta non viaggia mai per vedere e basta: va da qualche parte, attraversa deserti e montagne, perché deve incontrare qualcuno, o ricostruire una vita avventurosa, o ascoltare testimoni che raccontano di altri vissuti in quei luoghi, dove hanno compiuto imprese mirabolanti».
Gli abbiamo chiesto di rispondere al questionario di Proust, un gioco al quale il celebre scrittore sottoponeva i suoi amici: trentadue domande attraverso le quali l’intervistato era obbligato a dire qualcosa di sé, prestandosi alla conversazione e riorganizzando i suoi pensieri. In questo sito lo abbiamo riadattato al tema del viaggio per avere un caleidoscopio di immagini, informazioni e impressioni su comportamenti, desideri e gusti dei nostri interlocutori-viaggiatori.
1. Qual è il paradosso del viaggiare?
Viaggiare non è un’attività in crescendo, durante la quale il piacere aumenta mano a mano che ti trasferisci in luoghi sempre più remoti. Il viaggiare può essere paragonato alle montagne russe. Credi di essere nell’attimo più eccitante della tua vita e improvvisamente sprofondi in una situazione, che peggiore non potrebbe essere. Ma sai anche che prima o poi risalirai, come nelle montagne russe.
2. Dove le piacerebbe vivere?
Non c’è un posto predeterminato. Certamente sono una persona molto sensibile al paesaggio, che per me ha doti taumaturgiche. Il paesaggio toscano ad esempio può guarire da molte malattie, come pensava Cezanne dei suoi quadri.
3. Il suo ideale di viaggio?
Non esiste un ideale di viaggio, come non esiste nessun ideale di romanzo e di racconto. Altrimenti sarebbe tutto troppo facile e troppo scontato.
4. Per quali viaggi ha più propensione?
Per quelli in cui improvviso la partenza in poche ore.
5. Qual è il suo viaggiatore storico preferito?
E’ stato Constantin Kavafy. Lui non si è mai mosso da Alessandria e però ha scritto la più bella poesia su Ulisse, chiamata Itaca. Quando gli dicevano perché non facesse un viaggio, andasse un po’ in giro. Lui rispondeva che sotto la casa in cui abito c’è un bordello per i piaceri della carne, di fronte c’è la chiesa per lo spirito e a sinistra un cimitero dove tutto finirà.
6. I suoi libri di viaggio preferiti?
Norman Douglas.
7. Quale qualità predilige in un uomo viaggiatore?
Che non racconti sempre i suoi viaggi.
8. Quale qualità predilige in una donna viaggiatrice?
Che ritorni subito a viaggiare.
9. Quale viaggiatore del passato sarebbe voluto essere?
Norman Douglas, (senza i bambini.)
10. Qual è il tratto distintivo del suo modo di viaggiare?
Non rubare sulle note spese.
11. Che cosa apprezza di più in chi viaggia con lei?
Il silenzio.
12. Qual è il suo principale difetto quando viaggia?
Voglio decidere tutto io.
13. Qual è la prima cosa che la colpisce in un luogo in cui approda?
L’odore.
14. Qual è il colore che preferisce quando viaggia?
Verde-azzurro.
15. C’è una poesia che le ricorda in particolar modo il viaggiare?
Ulisse di dante. Albatros di Baudelaire.
16. Quali sono i suoi eroi e maestri del viaggiare?
Gli eroi spesso non sono maestri e i maestri spesso non sono eroi. Shakleton è stato un eroe, ma non farei mai un viaggio con lui.
17. Quale avventura le piacerebbe vivere?
Scrivere un libro totalmente inventato, fatto passare a creduto sulla menzogna.
18. Crede ad un viaggio eterno? (la domanda di Proust era: crede alla sopravvivenza dell’anima?)
Facciamo gli scongiuri.
19. Qual è l’ultimo viaggio che vorrebbe fare? (la domanda di Proust era: di che morte vorrebbe morire?)
Non esiste un ultimo viaggio.
20. Quale paese lo affascina di più e in quale non andrebbe mai?
L’Asia centrale mi affascina. Il Giappone non mi attira affatto.
21. Qual è il momento che la ripaga di tutta la fatica del viaggio?
La mattina, all’alba, seduto ad un caffè che ha appena aperto, mentre stanno innaffiando i giardini e non c’è nessuno in vista e la città ancora dorme.
Stefano Malatesta è nato a Roma dove si è laureato in Scienze Politiche. Ha cominciato a viaggiare molto presto e da allora non ha mai smesso. È stato viceamministratore di una piantagione di tè alle Seychelles quando queste isole erano una colonia inglese, documentarista di animali, cronista di nera, inviato di guerra. Per la Repubblica scrive da oltre venticinque anni critiche d’arte, recensioni di libri e commenti e soprattutto racconti di viaggio. Tra i suoi libri Il cammello battriano (1998), Il cane che andava per mare e altri eccentrici siciliani (2000), Il grande mare di sabbia (2001), Il napoletano che domò gli afgani (2002). Dirige la collana di letteratura di viaggio «Il cammello battriano» per la casa editrice Neri Pozza. Ha vinto il Premio Albatros Palestrina, L’Este-Ferrara, il Comisso, il Settembrini regione veneta, il Premio Barzini per il miglior inviato speciale dell’anno e il Chatwin.